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Richiesta #0002

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L’Italia dal Secondo Dopoguerra al 1968 (richiesta #0002)

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L’Italia dal secondo dopoguerra al ’68

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia era in una situazione disastrosa; la maggior parte del demanio era stato distrutto e ovunque vi erano rovine e persone disperate per le loro perdite. I prezzi in quel periodo si innalzarono fortemente e questo portò ad una depauperazione economica della popolazione. In questo periodo tragico, la politica ebbe un ruolo importante. Nelle elezioni del 18 Aprile 1948 il Partito Socialista Italiano (PSI) e il Partito Comunista Italiano (PCI) si presentarono uniti, ma De Gasperi (Democrazia Cristiana) poteva contare su due appoggi molto importanti: la Chiesa e gli USA. La DC trionfò con il 48,5% dei voti. Questa vittoria schiacciante influenzò anche la politica internazionale poiché fu decisa una collocazione del paese a fianco della NATO (Marzo 1949). Fu inoltre intrapresa una austera politica economica per ridurre l’inflazione ed il deficit: la “linea Einaudi” raggiunse i propri scopi, anche se comportò forti costi sociali, come la disoccupazione. Maggio-dicembre ’50: riforma agraria (per incrementare la piccola borghesia, asse portante della DC). Agosto ’50: Cassa per il Mezzogiorno (fino al 1983). Nonostante la ripresa economica fosse evidente, la disoccupazione rimase alta e questo portò a manifestazioni e scioperi con conseguente repressione dei comunisti e dei socialisti. Per paura, poco prima delle elezioni del ’53 fu varata la “legge truffa”: una legge costruita apposta per il sistema di alleanze della DC. Eppure nelle elezioni la DC perse voti e De Gasperi registrò la prima grande sconfitta. Dopo questo iniziò una fase di transizione, nella quale molti sentivano il bisogno di un allargamento a sinistra. Questo però non avvenne e, anche dopo le dimissioni di De Gasperi nel ’53, i governi DC continuarono ad appoggiarsi solo sulla esigua maggioranza quadripartitica. Nella seconda metà degli anni ’50 ci furono però molte riforme: Piano Vanoni del ’55 (prima programmazione economica con più poteri a Eni e Iri), Corte Costituzionale nel ’56. La seconda legislatura (’53-’58) vide, nella DC, la progressiva emarginazione della corrente liberale. Nel ’56, a seguito delle denunce dei crimini di Stalin, il P SI ebbe una svolta autonomistica: mentre il PCI, pur condannando Stalin, rimaneva legato al modello sovietico, il PSI continuava ad inseguire la prospettiva di un radicale mutamento dello Stato, ma adesso si dichiarava disposto a collaborare ad una politica di riforme con premesse per una futura politica di collaborazione. 1958-1963: boom economico + emigrazione sud-nord e necessità di riforme sociali. L’allargamento a sinistra si verificò a seguito di alcuni drammatici episodi: nella primavera del 1960 il democristiano Fernando Tambroni, non riuscendo a trovare la maggioranza con PRI e PSDI, forma un governo monocolore con l’appoggio di MSI. Per superare la crisi fu creato un nuovo governo monocolore presieduto da Fanfani, con l’appoggio del PSI. La nuova alleanza fu sancita nel ’62 da Aldo Moro al congresso della DC. Il programma del centro-sinistra prevedeva la creazione di una scuola media unificata, la nazionalizzazione della industria elettrica e la tassazione dei titoli azionari. Nelle elezioni del ’63 sia DC che PSI persero voti, a vantaggio del PCI. n questo anno finirono le riforme sociali, anche a causa di un accenno di recessione economica. Se la DC riuscì però a mantenere la sua unità, diversamente accadde per il PSI: nel gennaio del ’64 la minoranza di sinistra, alleata del PCI, si staccò dal partito per dare vita al PSIUP. Nonostante le difficoltà (perdita di voti, crisi e rafforzamento dei partiti estremisti), la formula del centro-sinistra sarebbe durata, con interruzioni, fino al ’76. Il ’68 portò l’occupazione di facoltà, grandi manifestazioni, e l'”autunno caldo” nelle fabbriche nel ’69.

 

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