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Riassunto Capitolo XX Promessi Sposi

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Riassunto cap. 20. Promessi Sposi

Il castello dell’innominato sorgeva in cima ad un poggio, tra una catena di alti monti, che dominava una valle stretta e cupa.

Dall’alto della sua dimora il tremendo Signore controllava lo spazio sottostante, un luogo dirupato e frastagliato, tutto schegge, punte di roccia e baratri scoscesi, E anche l’unica strada che, tortuosa e serpeggiante, saliva al castello. Da quell’altezza e con quella vista l’innominato, con l’aiuto dei suoi bravi, poteva facilmente difendersi da ogni pericolo.

Del resto nessuno, che non fosse ben visto dal padrone del castello, osava salire per stanarlo e spodestarlo.

Arrivato al castello, fu fatto passare per un andirivieni di corridoi bui, e per varie sale tappezzate di moschetti, di sciabole e di partigiane, e, dopo aver alquanto aspettato, fu ammesso in quella dove si trovava l’Innominato. Questi gli andò incontro, rendendogli il saluto. Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano, rugosa la faccia: a prima vista gli si sarebbe dato più di sessant’anni che aveva, ma il contegno, le mosse, la durezza risentita dei lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavano una forza di corpo e d’animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovane.

Don Rodrigo convince all’impresa l’Innominato che manda il capo dei suoi bravi, il Nibbio, da quell’Egidio, che sa in relazione con la monaca di Monza. Gertrude, sollecitata dall’amante, fa uscire con una scusa Lucia dal convento, sicché i bravi, guidati dal Nibbio, possono rapirla e portarla al castello del loro signore.

La giovane è presa con l’inganno, introdotta a forza in una carrozza e condotta al castello, dove è in attesa l’innominato. Quando vede spuntare la carrozza, manda una vecchia serva a ricevere e far coraggio alla rapita.